Ieri 15 marzo l’On. Rita Bernardini, parlamentare radicale del Partito Democratico, si è recata in visita a Ponte Galeria, accompagnata da Alessia Montuori dell’associazione Senzaconfine. Dopo la visita dell’Alto Commissario per i diritti umani Navy Pillay, e dopo la rivolta di sabato scorso, era la prima visita al CIE dopo il cambio di gestione che ha portato la cooperativa Auxilium a sostituire la Croce Rossa. E l’atmosfera era un po’ da “Day After”: tutti gli operatori mobilitati per dare una immagine di efficienza ed umanità. Purtroppo però è stato possibile visitare la sezione femminile ma non quella maschile, evidentemente ancora non del tutto “tranquilla”: erano presenti 156 uomini e 121 donne, tra cui una signora ucraina con un lavoro da badante fermata dalla polizia prima che la sua datrice di lavoro potesse presentare la domanda di sanatoria a settembre scorso, inoltre una ragazzina rumena di diciotto o diciannove anni che non aveva potuto finora parlare con l’associazione che si occupa di tutela delle vittime di tratta.
Il direttore del centro ha mostrato alcuni contenitori con pasti confezionati che evidentemente non erano stati consumati, se ne deduce che alcuni trattenuti ieri non hanno mangiato, come conferma uno di loro stamattina al telefono, il quale riferisce di una decina di persone che tuttora rifiutano di mangiare. La convenzione con la Prefettura prevede solo tre operatori per l’”orientamento normativo”, fra cui un solo avvocato; il presidio sanitario interno non è sufficiente a garantire l’assistenza richiesta, soprattutto le visite specialistiche. Il CIE si conferma un luogo dove i diritti sono sospesi, e l’allungamento dei tempi di trattenimento fino a sei mesi risulta essere un’inutile pena aggiuntiva sia per chi è al CIE perché senza permesso di soggiorno, sia per coloro che provengono dal carcere, dove evidentemente non è stato fatto abbastanza per l’identificazione.
Roma, 16 marzo 2010
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